Metalli pesanti, Idrocarburi e DCPA nella “fogna chimica” del Fiume Basento: se questo è un fiume…

Con il seguente comunicato stampa, il Movimento Tutela Valbasento intende condividere al pubblico in forma sintetica alcuni articoli dell’ass. COVA Contro (Articolo1 del 17.08.2021Articolo2 del 09.10.2021Articolo3 del 12.11.2021) relativi agli esiti delle analisi ambientali svolte sul Fiume Basento dalla stessa associazione e realizzate grazie anche alle donazioni effettuate dal Movimento e dall’AIEA Val Basento. Il presente articolo, inoltre, è stato già inviato a diversi enti e autorità di competenza.

1. L’IDEA DELLE ANALISI INDIPENDENTI E I PRIMI RISCONTRI VISIVI

L’idea è nata dalle numerose segnalazioni di miasmi (provenienti dalla zona industriale della Valbasento) che, dal luglio di quest’anno, il Movimento Tutela Valbasento ha ricevuto costantemente da cittadini di Pisticci Scalo, Marconia e Macchia di Ferrandina.

Il 12 agosto 2021 si è pensato, perciò, di organizzare insieme all’ass. Cova Contro un sopralluogo prima allo scarico di Tecnoparco e poi al punto di innesto dei reflui nel fiume Basento. Con l’aiuto di un drone, ci si è subito resi conto di un dato visivo abbastanza evidente: in territorio di Pomarico (coord. 40°26’12.5″N 16°33’38.8″E), il Basento cambiava colore e passava dalla sua classica opalescenza grigiastra ad un marrone rossastro intenso ed uniforme (video presente qui).

Molto consistenti, al momento del prelievo, i fastidiosi impatti olfattivi provenienti dal fiume e dai sedimenti fluviali. Sedimenti che prendevano colori sempre più inusuali al progressivo avvicinarsi allo scarico.

Come al solito, vi erano abbondanti tracce di pascolo a ridosso del Basento, segno evidente di come i Comuni basentani spesso non siano in grado di far osservare le ordinanze di divieto di attingimento dell’acqua del fiume a scopo irriguo e zootecnico.

Sono stati, perciò, prelevati due campioni – acqua e sedimento – e sono stati inviati a due differenti laboratori italiani.

2. L’ANALISI DELL’ACQUA

Il campione di acqua è stato prelevato in un’area (territorio di Pomarico, a ridosso del confine col Comune di Pisticci) in cui l’acqua rossa dello scarico industriale di Tecnoparco non era ancora diluita con quella del fiume.

Il referto del laboratorio è stato impietoso: pessima qualità dell’acqua, soprattutto a causa dell’Alluminio e dello Zinco, che presentavano concentrazioni al di sopra dei limiti imposti dalla legge (valori superiori ai limiti delle acque di scarico in fiume e in fogna). Importante anche la presenza di metalli pesanti come il Cromo totale, il Nichel e il Piombo, sostanze pericolose che nell’arco di pochi metri confluiscono direttamente nel fiume Basento.

3. L’ANALISI DEI SEDIMENTI

Altrettanto allarmanti i risultati dell’analisi dei sedimenti prelevati sempre nell’area in cui l’acqua rossa dello scarico industriale di Tecnoparco non era ancora mescolata con quella del Basento.

In questo caso, ad essere oltre la soglia di legge erano non solo metalli pesanti (in alcuni casi, cancerogeni) come Cadmio, Cobalto, Rame, Zinco, ma anche gli Idrocarburi pesanti e il Dimetil tetraclorotereftlato (o DCPA), una molecola che in passato veniva usata per un noto diserbante altamente tossico e sospetto cancerogeno (il Dachtal, bandito dall’UE nel 2009), ma che poi ha trovato altre applicazioni anche nell’estrazione petrolifera per le sue proprietà di modulazione dei fluidi. Significativo il fatto che, il 3 agosto scorso, questo stesso additivo sia stato ritrovato dall’ass. COVA Contro anche a Montemurro (Contrada Larossa), sia nelle acque che nei terreni, e sempre in compagnia degli Idrocarburi pesanti.

Alla luce di queste evidenze, il Movimento Tutela Valbasento chiede alla Regione Basilicata e alle Amministrazioni Comunali di Pisticci, Ferrandina, Pomarico e Bernalda – in particolare, agli Assessori al ramo e ai Sindaci quali massime autorità sanitarie locali – quali azioni intendano porre in essere per reprimere l’ormai annoso problema dell’imperterrita e impunita devastazione del fiume Basento, che di fiume ha ormai solamente il nome, ma che in pratica da anni sembra essere più una fogna chimica.

Come si potrà mai parlare di Bonifica della Valbasento se costantemente nel fiume vengono sversate sostanze tossiche, cancerogene e mutagene come quelle rilevate in concentrazioni altissime dalle analisi effettuate dalle associazioni COVA Contro, Movimento Tutela Valbasento e AIEA Valbasento? Perché gli organi preposti non fermano questo scempio che si ripercuote da anni sull’ambiente e che dal fiume passa nei terreni agricoli, nel cibo che mangiamo e nel mare? Chiediamo e ci auguriamo che gli Enti sopracitati prendano davvero a cuore la salute degli abitanti e dell’ambiente, ponendo in essere le azioni e gli adeguati provvedimenti che il caso richiede.

Pubblicato da Movimento Tutela Valbasento

Cittadini e associazioni della Valbasento per la tutela della salute, dell'ambiente e del lavoro